Tagli alla sanità: timori per le persone con disabilità

Forbice taglia banconote da 100 euroVotando la fiducia al decreto sugli enti locali (DDL 1977) il Senato ha confermato un taglio alla sanità di 2,3 miliardi di euro annui, un risparmio per le casse dello Stato che dovrebbe arrivare da una serie di misure definite di razionalizzazione.

I settori al centro degli interventi sono l’acquisto di beni e servizi, ed in particolare i dispositivi medici, la spesa farmaceutica, ma anche le prestazioni di specialistica ambulatoriale e i ricoveri per riabilitazione. Tutti aspetti che incidono sulla qualità della vita delle persone.

E diviene centrale la cosiddetta “appropriatezza” delle prestazioni – su cui seguirà un ulteriore intervento – che parte dalla convinzione che parte degli “sprechi” derivino da prescrizioni sovradimensionate o improprie.

Pesanti anche gli interventi nel settore dei dispositivi medici fra i quali rientrano anche gli ausili, e protesi, le ortesi e, ad esempio i prodotti per l’incontinenza o per le persone enterourostomizzate. Tutte le spese connesse, secondo la nuova norma in attesa di conferma alla Camera, dovranno essere compresse.

Temiamo fortemente che tale riduzione si riverberi anche sulla qualità e quantità di prodotti (ad esempio prodotti monouso) assegnati ai Cittadini e che aumenti ancora la partecipazione alla spesa da parte delle persone con disabilità per i servizi di riabilitazione. La misura, che di fatto è un taglio lineare, non prevede sufficienti garanzie per i Cittadini.” sottolinea Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che prosegue: “Che nell’ambito sanitario si annidino sprechi lo sappiamo bene da fruitori attenti di quei servizi. Ci è più che noto anche come l’erogazione dei servizi sanitari sia la nuova frontiera del malaffare. Ma la salute, la cura, la riabilitazione, la diagnosi precoce sono anche un diritto umano delle persone, diritto ancor più pregnante per la qualità della vita delle persone con disabilità.”

In questo contesto di tagli e vincoli ci si chiede anche quale sarà la sorte della riabilitazione intesa come servizi e come adeguata fornitura di protesi, ortesi e ausili, il cui elenco risale al 1999 e i cui tempi di aggiornamento sono ancora un’incognita.

Le nostre riserve non sono marginali. Riguardano innanzitutto la libertà di scelta dei prodotti messa a rischio da vincoli rigidi sulle gare laddove invece sono evidenti elevate necessità di personalizzazione. Riguardano la partecipazione alla spesa da parte delle persone per i servizi di riabilitazione (o anche quelli di valenza sociosanitaria). Riguardano il mancato coinvolgimento di nuove e competenti professionalità, non necessariamente medici specialisti, nella prescrizione di prodotti per l’autonomia. Riguardano il vero contrasto all’inappropriatezza delle prescrizioni che si conduce prima di tutto culturalmente. Se a questo si aggiunge la rinnovata volontà di contenere la spesa in modo lineare su prodotti e servizi, il rischio concreto è che l’intero ambito della riabilitazione, e quindi della salute, sia destinato a peggiorare ulteriormente in qualità, quantità, efficacia ed efficienza.”

Ma l’espressione della contrarietà è rafforzata da FISH anche da un’altra convinzione: “Le persone con disabilità e i loro familiari sono, fra i portatori di interesse, quelli che meglio di molti altri potrebbero fornire indicazioni e informazioni utili a migliorare la qualità del servizio sanitario – in particolare nell’ambito della riabilitazione – e, al contempo, riportare le reali origini degli sprechi e delle diseconomie. Riteniamo che se non si ascoltano direttamente e con attenzione i Cittadini e le loro esperienze dirette, il sistema sanitario non muterà mai la ‘cultura’ su cui si regge. Diminuirà forzosamente la spesa, ma la qualità dei servizi sarà ancora più bassa. Il vero Patto della salute lo si fa con i Cittadini.”

Coinvolgimento delle persone con disabilità, dunque. A partire dal decreto che fisserà i criteri di appropriatezza dirimenti anche nel condizionare la partecipazione alla spesa da parte dei Cittadini. Su tutto ciò FISH ha già formulato idee e proposte sostenibili al momento inascoltate.

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