Dove sono finiti i “falsi invalidi”?

Sul numero 5/2015 della rivista bimestrale Welfare Oggi è stato pubblicato l’articolo di Carlo Giacobini Dove sono finiti i “falsi invalidi”? Una riflessione sul sistema dei controlli, sugli esiti e sui risparmi ottenuti a seguito dei piani di verifica straordinaria, condotti dall’INPS, sulle provvidenze economiche spettanti a invalidi, sordi e ciechi civili.

L’articolo prende le mosse da due recenti fatti di cronaca, per tentare di capire quale sia la reale consistenza numerica dei cosiddetti falsi invalidi, rispetto al complesso di oltre 3 milioni di provvidenze assistenziali erogate annualmente dall’INPS a circa 2 milioni e 600 mila persone. Ma ci si domanda anche come sia possibile aggirare il sistema di riconoscimento e di validazione dei verbali di invalidità civile, che è uno dei più stringenti che la pubblica amministrazione conosca, arrivando a coinvolgere un numero minimo di 12 medici appartenenti a due diversi enti fra loro indipendenti. E ci si chiede, infine, come mai dopo 1 milione e 250 mila controlli, approvati dal Parlamento negli ultimi anni, gli scandali vengano scoperti dalla Guardia di Finanza o dai Carabinieri e non dall’Istituto preposto ai controlli.

Carlo Giacobini, Direttore responsabile di HandyLex.org, prima ripercorre l’iter per il riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap. Poi ricostruisce la storia e le modalità operative delle campagne avviate alla ricerca dei falsi invalidi. E arriva in conclusione a stimarne i reali esiti: circa lo 0,2% di risparmio annuo sulla spesa totale per pensioni di invalidità civile e indennità di accompagnamento. Risparmio che è però al lordo dei successivi esiti dei contenziosi, ossia dei ricorsi presentati da chi si vede revocare la pensione o l’indennità: nel 40% dei casi, infatti, l’INPS soccombe in giudizio ed è quindi obbligato a restituire le provvidenze, con gli interessi, pagando anche le spese legali. Il tutto a fronte di pesanti disagi patiti dalle persone, spesso convocate a visita nonostante condizioni di salute gravissime, la conseguente dilatazione dei tempi medi necessari per il riconoscimento delle prestazioni e il pesante stigma che le campagne contro i falsi invalidi hanno contribuito ad alimentare nei confronti delle persone con disabilità.

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