Viaggio nel lavoro di cura

Ieri, 16 giugno 2014, è stata presentata a Roma, in occasione della Giornata Internazionale delle Lavoratrici e dei Lavoratori Domestici, un’anticipazione dell’indagine Viaggio nel lavoro di cura. Le trasformazioni del lavoro domestico nella vita quotidiana tra qualità del lavoro e riconoscimento delle competenze, promossa da ACLI Colf e Patronato ACLI.

L’indagine, realizzata dall’Istituto di Ricerche Educative e Formative – IREF, in collaborazione con 30 sedi ACLI Colf e Patronato ACLI, ha coinvolto più di 800 lavoratrici, residenti in 177 Comuni italiani, attive nel settore dell’assistenza alle persone anziane.

I primi risultati dell’indagine mettono in luce il crescente livello di formazione delle assistenti familiari: una su tre è andata all’università (nel 21,2% dei casi ottenendo la laurea); ma soprattutto il 22,4% ha avuto un’esperienza formativa in campo medico-infermieristico e il 33,6% ha seguito un corso di formazione specifico per badanti. Ciò si traduce nel fatto che il 44,9% del campione intervistato ha avuto almeno un’esperienza formativa nel campo assistenziale.

Si rivelano pesanti i carichi di lavoro delle assistenti familiari e schiacciate sui valori minimi le retribuzioni orarie per lo svolgimento di prestazioni a volte assai complesse.
Il 64,4% del campione esegue un numero di ore superiore al valore massimo previsto dal contratto nazionale di lavoro (pari a 54 ore settimanali per una lavoratrice assunta full time). Nel 76,5% dei casi le assistenti hanno un contratto di lavoro scritto, ma il 51,1% delle intervistate dichiara un qualche livello di irregolarità contributiva, con il 15% che afferma di non aver ricevuto nessun versamento contributivo.
In media le assistenti familiari guadagnano 800 euro al mese, per una retribuzione oraria di 4 euro. Significative tuttavia le differenze territoriali: poco più di 900 euro per le assistenti del Centro-Nord a fronte di 540 euro per quelle meridionali.
Se confrontiamo tali dati, con quelli di una ricerca simile condotta dall’IREF nel 2007 (Il welfare fatto in casa), emerge come a livello nazionale la retribuzione mensile sia scesa da 850 a 800 euro. A scendere in realtà è soprattutto la retribuzione oraria: da 6 euro del 2007 alle 4 euro del 2014. A significare che per mantenere un livello retributivo simile a quello di 7 anni fa le assistenti familiari lavorano di più, ad un inferiore costo orario.

Le lavoratrici intervistate assistono per lo più anziani non autosufficienti, solo il 19,1% lavora per persone completamente autosufficienti. Nel 60% dei casi le assistenti familiari non ricevono alcun supporto esterno (da parte di assistenti sociali, infermieri, assistenti domiciliari o altre colleghe), ma si fanno carico completamente da sole dell’assistenza; dato che sale al 67,9% nel Meridione. E i carichi di lavoro influiscono sulla salute delle lavoratrici, che denunciano l’emergere di disturbi psico-fisici derivati dall’esercizio della professione.

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